Pagina:Speraz - Emma Walder.pdf/360

Da Wikisource.

— 354 —

che egli s’affaticava a nasconderle, intuiva qualcosa di singolare, capiva di essere amata di un amore più che paterno, di un amore senza nome.

Tre anni erano trascorsi dacchè vivevano così soli, nell’assoluta libertà; e a lei pareva di non averlo conosciuto prima di quei tre anni; tanto le appariva diverso. Sempre lo aveva giudicato buono, nobile, generoso; ora pensava che nessuno al mondo, nessuno potesse uguagliarlo.

E mentre egli continuava a deperire, ella continuava a trovarlo più bello, più giovine, talmente lo guardava con altri occhi.

Le sventure passate non l’angosciavano più. Paolo era dimenticato, completamente dimenticato. Non provava più nò rancore, nè vergogna, nè rimpianto. Solo il ricordo le rimaneva di avere amato e sofferto; vale a dire, vissuto.

Ed ora pure amava e soffriva; ma in una forma tanto più alta e spirituale. Da ciò le veniva quella sensazione di rinascimento, di vita nuova; di intima, profonda consolazione. Il suo cuore si allargava, il suo spirito sorgeva a una comprensione sempre più vasta e serena della vita e degli umani destini. Senza rancori, senza rimpianti, avrebbe voluto vivere tanti anni così, sempre così vicino a Leopoldo.

Egli era per lei l’uomo ideale: forte e sensibile; passionale e severo; con un tesoro d’affetto e di tenerezza, del quale lei sola aveva la chiave. E ciò