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— Spero di no! Tu guarirai... Senti, ascolta, devo dirti... Non guardarmi così.

Egli la guardava intensamente, traverso le lagrime che gli offuscavano la vista.

— Io muoio, Emma. È finita per me. Ma dimmi, tu, dimmi, non aspetti nessuno?

— Io?... Chi dovrei aspettare?

La sua voce e il suo viso dicevano la sincerità del suo doloroso stupore.

— Egli mi ha scritto. Arriverà in Italia fra poco...

— Ma di chi parli così?

Il morente le prese una mano e la tirò a sè.

— Di Andrea parlo. Siediti qui accanto a me. C’è posto. La poltrona è così larga e io così magro.

Un sorriso sfiorò le sue labbra; e un tenue rossore colorò le sue guance scarne, d’avorio. I dolci occhi azzurri brillarono ancora allorchè il corpo flessuoso di Emma sfiorò il suo corpo, e le snelle forme si disegnarono mollemente così vicino a lui.

— Parlo di Andrea — ripetè dopo un momento. — Non sai che egli ti ama? Non ti ha scritto?

Ella crollò il capo.

— Se m’avesse scritto, te l’avrei detto. Non mi scrisse mai, e sono tre anni e più che non so nulla di lui. A Milano... ai tempi del tuo processo... mi ha dimostrato un certo interesse, è vero. Ma io non vi