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è meglio star qui. Qui abbiamo il sole e si sente lo stesso....

— Oh, per questo.... è vero, si sente. L’istrumento ha una voce così sonora!...

— D’altra parte, sa, mio marito è timido. Se andiamo di là è capace di smettere.

— Oh, capacissimo — affermarono le due zie.

— Sarebbe un vero peccato! — esclamò la guantaia, intendendo bene che quelle parole avevano un doppio senso, non troppo difficile a indovinare.

Come soleva fare in simili casi per allontanare gli importuni, Leopoldo cominciò un pezzo classico difficilissimo, tutto accordi, intrecci di note e dissonanze sapienti.

La guantaia, abile e inveterata adulatrice, restò un momento in ascolto, socchiudendo gli occhi e aprendo la bocca, come se fosse in estasi; mentre la sua Palmira, che s’aspettava qualchecosa di più allegro, non riesciva a nascondere il proprio disappunto.

Senonchè, vedendo che quelli della famiglia non badavano alla loro mimica ammirativa e parlavano ad alta voce, esse ripresero tosto le conversazioni interrotte da quell’incidente.

Palmira discorreva col Fortini farmacista, figlio della signora Eulalia, lontana parente dei Mandelli; e appariva molto arzilla. Le galanterie della siesta che il giovanottone le spifferava, erano giusto alla sua portata. La guantaia madre invece si era impegnata