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minciato a servirsi da noi da che abbiamo la fabbrica, e non mi farebbero un torto, Dio ci guardi. E poi delle altre, come la signora De Marchi e le signore Binati, e le Caimi, e le Cavalli e tanti e tante che venivano da me anni fa, quando avevo quel piccolo botteghino largo così, laggiù in piazza del Carmine, e non mi hanno lasciato mai.

— Bravo signor Brussieri, bravo! — ripeteva la Cleofe con la sua voce dolce — Sono proprio felice d’imparentarmi con una famiglia così attiva e stimata. Il lavoro! l’ho sempre pensato, non c’è che il lavoro! Poter dire: questo po’ di bene che godo lo devo a me stesso! gran bella cosa! Io invece....

— Ma lei è una vera signora! Dio guardi se lei avesse dovuto lavorare, con quelle manine.... ma che!

— Ella vuol dire che non sarei stata buona....

— Altro che buona...! ma le signore ci devono essere, perbacco! Altrimenti cosa si farebbe noialtri?

Cleofe fece una risatina.

— Anche senza lavorare materialmente si può spiegare dell’attività, essere utili.... io invece sono stata sempre qui.... in questa noia.... Non si vive di solo pane, caro signor Giacomino. La soddisfazione morale, come la sua e di sua moglie, vale un milione.

I due guantai, tutti gongolanti per questi bei discorsi, non sapevano come manifestare la loro riconoscenza. La femmina sempre un po’ freddina e arida come il suo corpo, non usciva dai sorrisi insinuanti,