Pagina:Speraz - Emma Walder.pdf/67

Da Wikisource.

— 63 —


sentito qualche volta della buona musica e non mancava di un certo gusto, che esagerava sapendo quanto la musica di concerto fosse in voga tra le signore.

— È un gran bravo pianista, però — disse dopo di avere ascoltato.

— Per questo, io non gli nego il suo merito — sentenziò Cleofe con una singolare espressione. — È un maestro. Ma questo non è un gran vantaggio per una moglie.

Parlarono d’altro.

Dall’alto della terrazza dove l’allegria dei giovani si faceva rumorosa, Andrea Celanzi seguiva con occhio attento quelle due donne che discorrevano passeggiando in su e in giù, e ad ogni poco sparivano tra il folto degli alberi, donde poi riapparivano improvvisamente.

Cleofe vestiva un abito di mussolina di lana dai toni vaghi, che disegnava con molto garbo le sue forme perfette. Vicino a lei, la guantaia, che pure era vestita signorilmente di una stoffa di seta amaranto, pareva una colossale bambola di legno, rigida e angolosa. Forse non correvano più di cinque anni fra quelle due donne; ma Cleofe pareva nel fiore della vita; la Brussieri invece recava nel corpo insecchito, nel viso angoloso, nei lineamenti stirati, nei capelli precocemente grigi, le stimmate del disagio e delle continue preoccupazioni: la desolata, irreparabile vecchiaia della donna brutta.