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e di semplice cittadino gli sembravano già abbastanza difficili; che se avesse accettato un incarico qualunque avrebbe voluto adempirlo scrupolosamente, mentre l’andazzo generale delle cose gliel’avrebbe reso quasi impossibile.

Spirito fine, reso fantastico e un po’ titubante dalla educazione di seminario, egli non aveva in realtà alcuna vocazione per la vita pubblica. La musica, la letteratura, le scienze astronomiche e la filosofia lo occupavano a sufficienza. Tanto perchè il padre avesse almeno la soddisfazione di un titolo, si addottorò in filosofia e lettere. Tornato a casa, non si dedicò in realtà che alla musica e all’azienda domestica che non era poca cosa quantunque la maggior parte dei terreni fosse affittata. Del resto la sua resistenza era sempre passiva: il silenzio era la sua forza. La maggiore energia l’aveva spiegata fuggendo dal seminario per andare in Tirolo con Garibaldi: sforzo inutile che aveva forse contribuito a renderlo dubbioso e poco intraprendente per tutto il resto della vita.

Intanto, la sua passione per la musica e le tendenze mistiche lo spinsero sempre più allo studio dell’organo.

Suo padre era fabbriciere nella vicina chiesa della Madonna dei Servi, e tutta la famiglia aveva contribuito a restaurarla e a provvederla di un bell’organo, di buona fabbrica.

Egli vi andava dunque come in casa propria.