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6 nell’ingranaggio


— Vado a preparare la mia valigia. Quando credi di desinare chiamami.

La vecchia la guardò tristamente finchè scomparve dietro l’uscio, poi si chinò sul suo lavoro brontolando da sè contro la insubordinatezza delle ragazze d’oggi giorno.

Gilda intanto, appena fu nella sua camera, chiuse l’uscio e si affacciò alla finestra che dava sul bastione. Aspirò con un senso di piacere acuto l’aria impregnata dell’olezzo degli alberi fioriti e si spinse con la testa in avanti per abbracciare un più largo orizzonte.

I suoi grandi occhi scuri si fissarono nel punto più lontano, con una espressione intensa di desiderio.

— Finalmente! — mormorò, allontanandosi dalla faccia i capelli che il vento le andava arruffando: — anche il mio orizzonte si allarga un poco! L’avvenire mi viene incontro: uscirò da questa odiosa miseria!

La cameretta pulita, dalle tendine bianche, col lettuccio di ferro, quantunque non avesse alcuna nota di eleganza, pure non giustificava la imprecazione della fanciulla.

La vecchia zia odiava i fronzoli e non permetteva a sua nipote alcuna spesa superflua.

Era questa la causa principale dei loro disaccordi.

Quando andavano fuori insieme, Gilda rimaneva sempre indietro, attirata dalle belle esposizioni dei negozi, tormentata dal desiderio acuto di possedere qualcuno di quegli oggetti eleganti.

E la vecchia si meravigliava che una persona istruita potesse perdersi in quelle sciocchezze.