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nell’ingranaggio 99

le metteva in mano tutto quel denaro, toccandolo appena con le cime delle sue dita finamente inguantate.

Sentiva bene che qualche grave dolore la tormentava quella bella orgogliosa, e avrebbe voluto prendersela sulle ginocchia, stringersela al cuore e piangere con lei, come quando sua madre era morta e suo padre l’aveva confidata alle sue cure; ma non osava; si sentiva inferiore e aveva troppa paura di essere respinta o accolta freddamente.

Gilda forse intuì il sentimento della sua parente, forse provò lei stessa una commozione troppo viva da poterla comprimere. Lievemente attiro a s a vecchietta e le buttò le braccia al collo. Le loro lagrime si confusero.

Improvvisamente Gilda si sciolse da quell’abbraccio. Aveva sentito un rumore nella sua camera.

— Chi è là? domandò balzando in piedi e ricomponendosi rapidamente, già irritata dal pensiero che un occhio estraneo avesse potuto sorprenderla in un momento di debolezza.

Zia Caterina si battè la fronte.

— Ah! come mai avevo potuto dimenticare!

Cominciò un racconto contuso.

Ma Pietro che da un pezzo ascoltava e guardava per il buco della serratura, apri l’uscio adagino e si presentò da sè a Gilda, facendo un bell’inchino da palcoscenico.

La ragazza lo guardò con sorpresa mista inquietudine. Chi poteva essere? e che faceva nella sua camera?

I suoi occhi lo dicevano chiaramente, ella non era punto lusingata da questa sorpresa; e Pietro Mauri, che aveva preparato una scena di tenerezza e di effetto, rimase senza parole.