Pagina:Speraz - Nell'ingranaggio.pdf/110

Da Wikisource.
106 nell’ingranaggio


Dopo tutto, ella non aveva nessun obbligo verso la signora Edvige.

Era libera di amare, libera di fare tutto quello che poteva giovare al suo bene.

Un solo dubbio le rimaneva: non la sorte di Lea, poichè si proponeva di amarla come se fosse stata sua: questo le pareva naturale; anche che Lea dimenticasse sua madre. Il dubbio le veniva da Giovanni stesso.

Chi poteva prevedere l’effetto che avrebbe fatto sull’animo suo la scoperta del tradimento di sua moglie? Forse, nel divampare della collera, l’antico amore si sarebbe ridestato, e il suo solo ricordo sarebbe bastato a soffocare l’amore nuovo. Forse anche si sarebbe cambiato in odio verso l’accusatrice; e invece di accontentarsi del divorzio e della libertà riconquistata avrebbe voluto la vendetta? Chi sa che vendetta terribile?

Ma, ammesso pure che tutto fosse andato secondo i suoi desideri riguardo al divorzio, poteva ella credere che il banchiere Pianosi, quell’uomo così altero ed elegante, acconsentisse ad accettare per suocero il padre di lei, Pietro Mauri ex corista e frequentatore di bettole?

Forse l’avrebbe anche sospettata di avere rappresentato una parte, per farsi sposare e diventar ricca. E se non lui, certamente i parenti e gli amici suoi.

E non l’aveva lei in fondo la passione di fare la signora?

Qualche volta, guardando suo padre, nelle ore in cui era meno abbrutito, ella si spaventava della somiglianza che aveva con lui.

Erano le stesse linee molli, gli stessi occhi dolci e lucenti, gli stessi capelli ondati e fini.