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116 nell’ingranaggio


Egli se ne rallegrò ed ebbe il tatto di non fare alcuna allusione. Disse soltanto che gli pareva un po’ pallida, che quella forse non era vita per lei: col suo ingegno, con la sua bellezza, non doveva seppellirsi nelle cure della famiglia.

Ella convenne che s’annoiava, e che avrebbe accettato volontieri un altro posto, ma erano tutti così meschini, o tanto lontani!...

— E lei non vuole andar lontano?... È il cuore che la tiene qui, eh?

— Mai più! io sono liberissima — esclamò Gilda.

E poichè non le piaceva di stare ferma su quel passaggio, in conversazione con un giovinetto, cosa che dava già nell’occhio ai curiosi, s’incamminò lentamente per via Cappellari, allontanandosi così dalla banca, davanti alla quale non avrebbe voluto passare in compagnia dell’Avvocato.

Questo, senza interrompere il discorso e prendendo forse il suo movimento per un invito a seguirla, le si messe al fianco, mentre le diceva:

— E allora perchè non vuole andar lontano?

— La famiglia... — balbettò la fanciulla — il clima... E poi, le par nulla lasciar Milano?

— Se avesse veduto Parigi, non le importerebbe più tanto di questo vecchio angolo di provincia.

Gilda crollò le spalle, già seccata della piega che prendeva il discorso.

— E che notizie mi dà della signora Edvige? — domandò all’improvviso guardandolo negli occhi.

Ma lui era bronzato.

— Si rivolge proprio male a chieder notizie a