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nell’ingranaggio 119

grande fortuna, che avrebbe voluto dividere con lei, se lei avesse accettato il suo amore, un amore ardente, unico, ben diverso, ben più solido di quello... cui ella pensava.

Questa insinuazione, fatta così male a proposito, ferì la fanciulla nei suo intimo e la irritò profondamente.

Era troppa impudenza! parlarle così di Giovanni, mentre egli si dibatteva contro una sventura, di cui forse lui era la principal causa, lui, il Giuda, che lo disonorava da anni! E poi, cosa ci entrava lui a parlarle dei suoi sentimenti? Lo aveva forse preso a confidente, lei, de’ suoi affetti?

Così pensando fra sè, si era fermata in mezzo al marciapiedi, e, dimenticando affatto i consigli della diplomazia, cui poco prima aveva dato retta, gli disse a voce bassa ma vibrante di collera:

— Ora basta, sa! Me ne ha dette assai. Io non voglio più ascoltarla, nè ora, nè mai più. Io non credo al suo amore, e fosse pur sincero, non saprei che farmene. Mi lasci andare.

Questo accadeva appunto di fronte allo sbocco di via del Pesce, al principio del Corso di Porta Romana, dove la strada si allarga. Gilda potè allontanarsi con un movimento rapido, voltando le spalle al suo interlocutore. Ma non aveva fatto più di due passi, che un nuovo incidente la fece arrestare.

Da un brougham a due cavalli senza numero, fermatosi allora allora, davanti alla Ca’ dei Cani, era uscita una signora elegantissima, la quale affrettava il passo verso i due giovani.

— Gilda! o cara Gilda! fermatevi un momento,