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nell’ingranaggio 123


L’avvocato Anselmi non fiatò: aveva esaurito il suo ultimo sentimento di tenerezza.

Per abitudine inveterata stese la mano a tutte e due le signore. Edvige la strinse con viva espansione: Gilda la sfiorò appena.

Poi egli si allontanò facendo uno de suoi più bei saluti, col cappello in mano e il braccio teso, in quella maniera aristocratica, che distingue un uomo della buona società dalla comune dei mortali. Un momento dopo, il brougham a tiro due, senza numero, correva verso la stazione centrale.

VIII.

Rimaste sole, le due donne si misero a camminare a caso, l’una accanto all’altra, seguendo l’ampia strada che si trovavano davanti.

Ancora sotto l’impressione della scena cui aveva assistito, Gilda non osava nemmeno guardare verso Edvige. Questa pure camminava a occhi bassi, immersa in una contemplazione interiore, la cui amarezza trapelava da tutti i suoi lineamenti.

Fecero così alcuni metri di strada. A un tratto Edvige si fermò e cercò con l’occhio una vettura; ma non ve n’erano al solito posto; allora ella disse:

— Gilda, vi prego, chiamate la prima vettura che passa. Non mi reggo in piedi, e mi dà fastidio veder gente.

Quando un brougham si trovò fermo davanti a loro, Edvige invitò la giovine a salire.