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nell’ingranaggio 135


E lei non vi andava!

Forse si perdeva...

La percezione distintissima, ch’ella ebbe in quel momento del suo destino, la fece fremere. Era una visione precisa, luminosa: laggiù la pace, una vita pura e felice, consolata da miti affetti: qui il dolore, l’obbrobrio, la morte...

Ah! perchè non era partita subito!

Perchè non aveva presa una buona risoluzione, invece di uscire con la speranza di veder Giovanni?... Si sarebbe, non foss’altro, risparmiate tutte le amarezze di quella giornata. Avrebbe ignorati quei particolari disgustosi.

Ma forse era tempo ancora per fuggire altri affanni, altre esperienze crudeli.

Perchè no?

Or ora si sarebbero separate e lei sarebbe andata a casa sua. Subito subito voleva scrivere, poi partire di lì a pochi giorni.

Lontano, voleva andare.

Aveva sempre sentito una voce ignota, che la chiamava lontano, fin nelle sue fantasticherie di collegiale. Aveva la nostalgia di un paese ignoto. Forse quel paese non era di questo mondo! Chi sa che cosa era?...

Ah! se avesse potuto andare subito da quella buona amica! Forse vi avrebbe trovato l’oblio; sarebbe, guarita del male che la travagliava, guarita di quel fascino acre che l’aveva legata alla casa del Banchiere; prima con una curiosità malsana, poi con una passione febbrile, che non le prometteva alcuna uscita felice. Ma come era difficile il dimenticare! Si sentiva tutta debole, tutta sconvolta, improvvisamente ripresa, solo perchè