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144 nell’ingranaggio

zione per lui!... Del resto sono cascati da imbecilli; specialmente l’Avvocato, il quale doveva sapere che io non avevo diritto di fargli fare una perquisizione, perchè non avevo prove del suo reato, e che se sono entrato in casa sua è stato un arbitrio mio, una rappresaglia, di cui avrebbe potuto chiedermi conto, quantunque io fossi riescito a persuadere persone influenti che il delitto doveva esistere, e avessi ottenuto in via di favore il permesso di far mettere due guardie alla sua porta... Ma queste canaglie sono poi sempre anche vili! Meglio così!...

Ora bisogna ch’io vada a Como col segretario che mi aspetta.

Dentro stanotte e domani devo fare una rivista completa di tutto lo state degli affari per presentarlo al Tribunale, con le piene prove, adesso che le ho, delle truffe e delle ladrerie del fuggiasco e del suicida.

— Che enorme lavoro! — esclamò Gilda.

Ma egli le assicurò che sapeva quasi tutto, che non gli rimaneva se non di conoscere esattamente alcuni particolari e di coordinare i documenti, giacchè da quattro mesi, da quando una persona amica lo aveva avvertito, egli stava in guardia, vegliava minuziosamente sull’andamento di tutti gli affari, e ci era voluto proprio una perfidia diabolica per ingannarlo.

Ma ora non voleva più rivangare in quel fango. Uno dei complici, forse il meno colpevole, aveva scontato il suo fallo con la vita. L’altro non poteva sfuggire al suo abbietto destino, che lo spingeva, da anni, di bassezza in bassezza.

Egli pronunciò queste ultime parole con voce