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era un po’ dispiaciuto che Edvige avesse l’aria di contraddirlo a proposito della commedia del Crivelli, e però questa delicata allusione ai servigi ch’egli le aveva resi, questo omaggio fatto in pubblico alle più nobili qualità dell’animo suo, gli riusciva tanto più gradito.

Intanto l’ora di visita, che si era prolungata quel giorno più dell’usato, stava per toccare l’ultimo limite. Già la folla era diradata di molto.

Bardaniti si mosse; prima di andarsene voleva parlare a Giovanni.

Traversando il salotto, passò vicino a un gruppo di giovanotti che discorrevano di Edvige, e sentì il romanziere Groviglio affibbiarle il titolo di «Madama Rolland da strapazzo.»

Ne fu ferito. Maldicenti e sciocchi! avrebbe voluto gridare, se la sua buona educazione non gli avesse impedito qualunque intervento chiassoso. S’accontentò di entrare un momento nel gruppo e disse al romanziere, sorridendo finamente:

— Sa, il suo frizzo non è ben trovato: la signora che ci accoglie nelle sue sale ha una superiorità inestimabile sulla donna da lei citata; non si occupa di politica.

E s’allontanò.

Un momento dopo si trovava di fronte a Giovanni, che avendolo veduto in piedi, gli era andato incontro e si affrettava a manifestargli il suo dispiacere per non avergli potuto parlare prima di quel momento, lui che doveva fargli tanti ringraziamenti!

Il Commendatore lo pregò a lasciarli da parte.

— Basta la buona amicizia fra noi, — disse con dolce affetto paterno, — i complimenti sono per la