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nell’ingranaggio 171

rendosi per la sala, ridendo di gioja, e poi abbracciandosi e baciandosi, con vive esclamazioni.

Questa nota gaja scaldò un poco l’ambiente, che minacciava a farsi gelido, come tutti i giorni a quella ora.

I due fratellini avevano una specie di culto per la bella e ricca cuginetta, che avrebbero voluto vedere più spesso.

Ma i loro genitori non erano ricchi e dovevano il loro tempo al lavoro, non alle visite; e poi Rosa era una donnina semplice e modesta, che il lusso intimidiva, e le grandi società rendevano goffa, Nell’intimità invece era piacevolissima; ma la sua vita si passava in casa, fra suo marito e i bambini. Giovanni era il solo parente ch’ella continuava a vedere di quando in quando. Gli altri l’avevano quasi rinnegata per quel suo matrimonio d’amore con Giorgio Minelli, umile impiegato ferroviario. E siccome essi mantenevano un certo riserbo anche verso Giovanni, per causa di sua moglie, questa posizione somigliante manteneva vivo l’affetto dei due cugini.

— Abbiamo tanto sentito parlare di voi altri in questi giorni — disse Rosa Minelli dopo avere dato ampio sfogo alle solite cortesie e riferiti anche i saluti dei suoi due vecchi suoceri coi quali viveva — che io non ho potuto resistere al desiderio di vedervi.

— Ci vuole proprio una catastrofe perchè questo desiderio ti faccia muovere, — osservò Giovanni sorridendo.

— Oh! — esclamò la buona donnina con voce sinceramente agitata: — dici davvero, Giovanni, hai avuto una disgrazia?... Mi pareva di avere