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di quell’idillio. Non ne aveva riportato nessun turbamento, ne era sicura. Ma la generalità delle donne, come giudicavano romanticamente, eh! Ecco due donne di tipo affatto opposto, la Vimercati e Lauretta, tutte e due formulavano il medesimo giudizio: ella doveva amare Giovanni, ella doveva soffrire! Strane creature! Sarebbe stato un bel romanzo però, non se lo poteva negare.

Ella sorrideva pensando alle scene di quel romanzo ipotetico, pieno di lagrime, d’insegnamento e di moralità. Per fortuna, non si sentiva tagliata a rappresentare una parte simile. Lei aveva avuto una sola cosa romantica nella vita: la sua ostinazione nell’amore di Paolo Anselmi. Tuttavia, nemmeno la passione le aveva fatto disapprezzare il buon piacere di vivere, di essere bella, di essere forte, di vestirsi bene e di avere trovato un buon posto in una delle classi più fortunate della società. E ora che della passione era guarita, ora che aveva sormontato il momento critico dell’abbandono, quel momento in cui i due uomini sui quali aveva creduto di esercitare un potere quasi illimitato si erano staccati da lei, trascinati dal fascino delle donne più giovani, momento pauroso, poichè, avendo varcato i suoi trentasei anni, le era parso che tutto le sfuggisse, che la giovinezza in lei si estinguesse, ora, ella si sentiva ringiovanita, rassicurata sull’avvenire da un nuovo soffio di vita, come se ella fosse realmente risorta a una seconda giovinezza, meno resistente forse ma più intensa e più conscia di sè.

Ella aveva fatto l’esperienza, che se que’ due uomini si erano allontanati da lei, molti e molti ancora la desideravano: lo stesso Paolo non