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goscia che lo riagguantava al primo riaffacciarsi alla vita esteriore; tutto contribuiva a mantenere i suoi sensi in uno stato di dormiveglia punto penoso, mentre il suo animo si esaltava in un misticismo pieno di mollezza e di sogni, affatto nuovo per lui, e appunto perciò tanto delizioso.

Ma lo scoppio delle passioni terrestri, il risveglio tumultuoso dei desiderii prepotenti, non era forse che troppo vicino.

— Che hai, Gilda? domandò Giovanni tornando serio improvvisamente; sei preoccupata, a che pensi? hai qualche altra brutta notizia da darmi, ne sono certo!

Gilda tacque.

Pensava alla sua risoluzione riguardo al teatro, e al modo di comunicargliela.

— Non mi lasciare in questa pena, amor mio: di’ tutto al tuo povero Giovanni: hai risoluto qualche altra cosa?... Le tue nobili protettrici, le dame della beneficenza, ti offrono un buon posto fuori di Milano?... Ne sono capaci. Sono tanto generose!

Gilda crollò il capo.

— No?... Mi fa meravigliai

— Non vogliono più saperne di me, disse Gilda con un sorriso, la contessa Vimercati ha fatto intendere a mia zia che non sarà più possibile collocarmi in nessuna famiglia...

— Molto saggia quella Contessa....

— .... e anche nelle scuole comunali, dice che non sarà facile trovarmi un posto...

— Allora ti fa qualche altra proposta!

— ... È soltanto un consiglio.

— Ma qualcosa c’è, via! Mi pareva bene. Sentiamo ora il consiglio.