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nell’ingranaggio 271

barba d’oro, le lenti legate in oro, il petto ampio, il gesto largo e imponente, sempre pieno di entusiasmo per l’arte e per le belle attrici.

Il conte Vimercati, svelto, gagliardo, passò rapidamente, scivolò quasi in mezzo alla folla.

Evidentemente, il grande interesse della serata, per tutti quei signori consisteva nel veder recitare l’amante del banchiere Pianosi, la bella Gilda Mauri.

Molti l’avevano intraveduta quand’era ancora l’istitutrice di Lea; ma i più non se ne rammentavano. Allora non era che una bella ragazza qualunque. senza valore speciale: forse una virtù insipida.

Ora la sua qualità di amante del Banchiere, con tutta la frangia che il pettegolezzo vi metteva intorno, la posava ai loro occhi, le dava un interesse ben altrimenti solleticante. Poichè, se aveva ceduto all’amore del banchiere Pianosi (amore che ciascuno giudicava secondo il suo punto di vista più comodo), e se per di più si metteva a recitare, non voleva dire che intendeva di slanciarsi nella vita galante? Che era una di quelle creature preziose, presso le quali tutti gli uomini, ricchi, belli o giovani possono tentare la buona fortuna? Giovanni Pianosi non poteva già pretendere di durare eterno nel suo possesso! Se era stato il primo, non poteva essere l’ultimo.

Questo pareva evidente ai più semplici ragionatori. E molti e molti vagheggiavano, nel loro cuore, la speranza più o meno lontana, di raccogliere quella graziosa eredità, almeno per un momento.

I più arditi già pensavano di farsi avanti.