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nell’ingranaggio 275

bella Rosetta Turconi che faceva l’ultimo anno all’Accademia di scienze e lettere, Eva Martinelli, quella che era stata l’amica del cuore di Gilda, e le aveva costato tanti sospiri e tante lagrime, ora moglie infelice del cugino di Rosetta Turconi; e Amelia Carderelli, la fanciulla dai bigliettini romantici, fidanzata per la terza volta in due anni. Esse compiangevano la loro amica e la critica vano perchè aveva scelto quella carriera, ma in fondo al cuore ciascuna di loro avrebbe voluto essere al suo posto, centro di tutte quelle curiosità, di tutte quelle attenzioni.

Le invidiavano specialmente i grandi mazzi di fiori che avevano visto nell’atrio: i grandi mazzi con i grandi nastri di seta, che sono la passione delle fanciulle borghesi, destinate a non riceverne forse mai. Amelia Carderelli rimproverava al suo fidanzato di non avere mai avuto l’idea di offrirgliene: Rosetta Turconi sorrideva mollemente: voleva lasciar intendere, che i suoi condiscepoli dell’Accademia glie ne mandavano, qualche volta, per il suo onomastico, di egualmente belli.

Ma sua cugina Eva faceva dei cenni all’Amelia per dirle che non era vero niente, che neppur ci pensavano.

Intanto Gilda si trovava nella massima angustia. Quel pubblico, ch’ella sentiva rumoreggiare, la empiva di terrore. Avendo parte nella prima scena il direttore le aveva ordinato di uscire dal camerino e di tenersi pronta. Ella tremava in tutto il suo corpo.

Che sciocchezza aveva commessa!

All’ultimo momento, come illuminata da una luce improvvisa, ella aveva compreso che la sua ispirazione di mettersi a recitare, era stata una