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282 | nell’ingranaggio |
fissati sopra una grande camelia bianca, che non vedeva, sorridendo vagamente.
— Ora — ripigliava mistress Thionny — gli scriverò che non siete venuta perchè vi preparavate a questa trasformazione artistica e volevate farci una bella sorpresa. Lui sarà contento, si rallegrerà del vostro successo, perchè non è punto egoista, lui, come certi uomini....
Poi tutto a un tratto:
— Ma voi, che cosa avete? Non mi sembrate contenta, come dovreste essere. Avete dei dispiaceri?
Gilda crollava il capo e cercava di allontanare da sè l’attenzione della sua amica, interrogandola su i motivi di quel viaggio verso il Nord, in quella stagione così poco propizia.
Mistress Thionny la guardava stupita e rispondeva succintamente.
Era richiamata in Inghilterra dalla morte di un parente e da una contestazione testamentaria; dovendo restar molto tempo lontana non aveva voluto partire senza salutarla. Veramente aveva qualche speranza di condurla con sè in Inghilterra; ma dacchè aveva letto nei giornali che ella si era data al teatro, e specialmente dacchè l’aveva sentita cantare, non poteva più credere...
— Oh! se non fosse che per il teatro!... — sospirò Gilda senza riflettere.
L’inglese spalancò gli occhi e alzò il mento, tutta eccitata dalla curiosità.
— Vi è un romanzetto dunque? — domandò facendosi più vicina alla giovine e cingendole la vita con un braccio: — un romanzetto sentimentale?