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nell’ingranaggio 293

vale, andando alla Scala o altrove, più ancora se Giovanni riesciva deputato e se ella otteneva di farsi condurre a Roma, come fin da allora ardentemente desiderava.

Lauretta le venne in ajuto consigliandola a impegnare soltanto alcune pietre di singolare grossezza, mettendo al loro posto, provvisoriamente dei diamanti di imitazione; e s’incaricò lei della cosa.

Intanto arrivò la seconda lettera dell’Anselmi, con la quale egli accettava la sua generosa intromissione per quel tale prestito e la ringraziava con tutta l’anima. Insisteva anche per avere il piacere di vederla ancora una volta. Se ella poteva trovarsi nella sua villa; la sera del giorno tale, lui sarebbe arrivato dalla parte della Svizzera e si sarebbe fatto una festa di passare con lei alcune ore almeno. Così, ella gli avrebbe consegnato i denari direttamente, senza compromettersi con tratte o altro, e lui le avrebbe rilasciato una obbligazione privata, scadibile in capo a tre anni.

Questo accadeva nell’agosto, cioè nel tempo in cui Giovanni era a Aix-les-bains con Gilda. Tutti gli amici di casa erano dispersi fuori di Milano. Bardaniti era andato a Montecatini a curarsi il fegato; i Vimercati in Tirolo; Adriani era a Firenze, dove metteva in scena un bozzetto drammatico, all’Arena Nazionale; e Santini, sempre occupato con la fabbrica di Como, non era libero altro che tre volte la settimana, nelle quali occasioni ella faceva in modo ch’egli la trovasse raramente in casa, e mai sola.

La vecchia spia, la Sabina, era stata messa a riposo, con pensione, come si aspettava. Lea era