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ripeterono, mentre le braccine si allargavano, per dare un’idea della sua grandiosità:

— Una carsenza grande, grande così!...

Edvige sorrise, e tutti furono pregati a passare nella sala del buffet, dove il famoso dolce, veramente colossale occupava il posto d’onore in mezzo alla tavola, e attirava gli occhi, non solo per la sua grandezza, ma anche per la sua decorazione composta di fiori di zucchero in diversi colori, di rabeschi e di infiniti confettini in forma di perline d’argento.

I bimbi mandarono un grido di ammirazione, e Lea e i suoi cugini ed altri con loro, cominciarono a battere le mani e a ballare intorno alla tavola.

L’allegria era completa. Anche Giovanni si era rasserenato davanti alla gioja di sua figlia.

Alle cinque furono riprese le danze con maggiore vivacità, se è possibile, perchè i bimbi sapevano che alle sei bisognava smettere per riposare una mezz’ora prima di uscire.

Qualche giovinetto invitava qualche signorina e le coppie grandi si mischiavano alle piccine. Ma ora si ballava anche nel buffet. Al pianoforte stava il maestro Perletti.

Intanto donna Violante si era seduta vicino ad Edvige e discorrevano sommessamente, in quel momento di libertà generale.

— Ebbene — domandava la Vimercati — a che punto sei? avete fatta la pace?

Edvige scrollò le spalle.

— Non siamo mai stati in guerra — rispose sorridendo — usiamo di una reciproca tolleranza.