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304 nell’ingranaggio


— Madonna santissima! — esclamò la Caterina quasi singhiozzante. — Come vuoi che parli, se tu sei tutta stravolta, e mi dai della imbecille a tutto pasto!... Oh! lasciami sfogare anche me, povera donna, che mi rodo e non posso farmi intendere da nessuno. Ti pare che sia poca pena vederti in codesto stato di disperazione, con quel viso smorto, che non ridi mai, come se tu avessi ammazzato tuo padre o tua madre! Pensare quello che ho fatto per tirarti su, con quel birbaccione di mio fratello che s’era scordato di te, e non si è rifatto vivo altro che per farci più male! Pensare a quello che mi dicevano, e, persone autorevoli! Che tu avevi tanta testa, tanto sentimento, che ti saresti fatta onore, che ti saresti guadagnata una buona posizione coi tuoi studi! Invece ecco qui! — ella alzava in aria i calzoncini di raso — per vestirti a questo modo non c’era alcun bisogno di studiare!

Gilda cercò d’interromperla, ma non le riuscì.

— Non per farti rimprovero, sai? — diceva l’altra continuando. — Tu che colpa ci hai, poverina? Ti hanno fatto girar la testa, e è finita; alla tua età, povere quelle che ci cascano! E poi li ho visti i belli posti di maestra che ti sono capitati! Quello che mi cruccia di più è di vederti così male andata di salute e così giù di spirito. Ora il male è fatto, se sei buona il Signore ti perdonerà. Hai un mestiere in mano, che, dopo tutto non è neanche un mestiero cattivo: e quelle che vogliono si mantengono buone e savie anche sul palcoscenico. Ne ho conosciute delle altre.

— Ti ricordi — ripigliava dopo di essersi un momento interrotta per infilare l’ago — ti ricordi