Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
nell’ingranaggio | 27 |
s’era comperata nei dintorni di Pallanza. Aveva la passione di schizzare profili e studiare caratteri, non già per servirsene in opere letterarie, ma per suo piacere, per crearsi una perenne compagnia di persone simpatiche. Gilda doveva trovar posto in questo circolo ideale: perciò la stava studiando, e intanto si domandava in qual corpo poteva già aver vissuto quell’anima dolce e appassionata, aperta a tutte le impressioni piacevoli che fanno bella la vita, e nel medesimo tempo pronta a disperarsi e capace di soccombere al primo urto. Chi sa? forse l’aveva già incontrata, amata, sotto un’altra parvenza, o indovinata in qualche figura storica?
Saviamente però, pensando che questi concetti avrebbero potuto renderla ridicola, o farla passare per pazza agli occhi della giovane, ella si guardava bene dal comunicarglieli, limitandosi a farle molte domande curiose sulla sua infanzia e sui suoi ricordi più nebulosi e lontani.
Gilda si divertiva di più ai racconti dei suoi viaggi e dei libri che aveva letti.
Che cosa pensate di quel signore? domandò l’Inglese, appena l’Avvocatino se ne fu andato.
— Non mi piace — rispose Gilda senza alcuna esitanza.
— Che siate benedetta — esclamò la vecchia.— eppure — soggiunse abbassando la voce: — vi sono delle donne che lo trovano molto interessante.
Gilda fece un atto di commiserazione, astenendosi dall’interrogare, perchè credeva di aver osservato anche troppo da sè, e non voleva sentire affermare i suoi dubbi. Parlarono di altro.