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vi dirò tutto. Ora bisogna lasciarci; la signora Mantriili è stanca di suonare, non bisogna abusare della sua compiacenza.

Si accostarono al pianoforte e complimentarono la brava artista. In capo a un quarto d’ora di conversazione i due ospiti si ritirarono nelle loro stanze.

Edvige trovò il Banchiere alla scrivania con una fila di lettere sparse sul panno verde.

Egli le annunziò che la mattina presto sarebbe andato a Milano, per ritornare la sera, come gli accadeva ogni due o tre giorni. Disse che doveva scrivere ancora, e siccome ella doveva essere stanca la esortò a non occuparsi di lui.

Ella prese il lume e gli diede la buona notte, mentre lui faceva scorrere la penna velocemente sopra un libretto d’appunti. Ma prima ch’ella si fosse allontanata, il galante cavaliere si era levato in piedi e la salutava, accompagnandola fino all’uscio.

IV.

La villeggiatura volgeva alla fine. La stagione si era guastata: piovigginava quasi tutti i giorni; il lago era spesso sconvolto, l’aria fredda.

Gilda era inquieta e annojata.

Giovanni non le aveva più parlato da solo a sola dopo quella sera: pareva anzi che la evitasse.

Il suo umore pure pareva mutato.

Spesso rideva e si abbandonava ad una allegria rumorosa, affatto nuova in lui. Senza ch’ella se ne rendesse conto, questo contegno le dispiaceva.