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nell’ingranaggio 57


pletà indipendenza; la solitudine, per quanto deliziosa, non è fatta per una giovinetta di diciannove anni.

Il nobile profilo di Giovanni Pianosi si delineò improvvisamente sul fondo azzurro del suo bel sogno.

La fanciulla trasalì come se quella visione fosse stata una realtà.

Aveva compreso improvvisamente che il suo pensiero non si staccava mai da quell’uomo, che il suo cuore si era dato a lui tutto intero, quasi senza accorgersene.

Era amore il suo: non poteva più dubitarne.

Amore per un uomo che non poteva appartenerle perchè era marito e padre; che forse nemmeno l’amava!

Era dunque questo l’avvenimento che aspettava con tanta ansietà? Un avvenimento tutto intimo, chiuso dentro al suo cuore, ma ch’era forse il preludio di un dramma insolubile, di una pena eterna, di una tragedia psicologica? Era forse scritto lassù ch’ella dovesse essere infelicissima?

Gilda si esaltava stranamente in questo pensiero. Ella si era sempre creduta differente dalle sue compagne, destinata a qualche cosa d’insolito.

Odiava le cose comuni: le felicità volgari.

Se la infelicità doveva distinguerla, innalzarla, accarezzare i suoi istinti aristocratici, le pareva che si sarebbe rassegnata anche a piangere tutta la vita.

Zia Caterina che le raccomandava di essere virtuosa e calma, non conosceva le misteriose