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nell’ingranaggio 59


così sola lontano da casa, rimase nascosta. D altra parte le poche parole che aveva sentite, avevano subito destato la sua curiosità.

Parlavano di Giovanni Pianosi.

L’ingegnere Santini era quel giornalista ch’ella aveva veduto intrattenersi lungamente con Giovanni la sera della illuminazione.

Capì che erano stati a villa Edvige dove non avevano trovato nessuno, e che s’incamminavano verso il paesello montuoso dov’era la villeggiatura del deputato Adriani.

— Secondo voi dunque — ripigliava il Professore, dopo un momento di pausa — tutto questo lusso non sarebbe che una mascherata?...

— A metà per lo meno — rispondeva il giornalista — Il Pianosi sa di essere in pericolo, ma il peggio di tutto è ch’egli non si crede così prossimo alla rovina. Se debbo dirvi tutta la verità, e a voi posso dirla perchè queste cose non v’interessano altro che dal lato filosofico e umano, io credo, lo si crede generalmente, che il povero Banchiere sia vittima di un doppio tradimento.

Il Professore s’arrestò stupito.

— O come mai? — esclamò.

— Avete osservato — domandò a sua volta il Santini — quel giovine pallido, magro, elegantissimo nel vestito e nei modi, sarcastico e amaro nelle sue osservazioni, che la sera della festa si vedeva sempre occupato con le signore?

— Sì, sì, lo rammento bene: è, se non erro, l’avvocato Paolo Anselmi, un giovanotto un po’ maturo ma ben conservato.

— Appunto. Avrà quasi quarant’anni, ma ne dimostra appena trenta. È l’intimo amico della