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dirgli. Voleva che parlasse lei per la prima; perchè lui, ora, si sentiva fuori di strada, e non avrebbe saputo mettere insieme due parole di quelle che aveva pensato prima. Così tacevano tutti e due, incerti e impacciati. Per uscire d’imbarazzo, egli portò un momento la conversazione sopra altri soggetti. Le domandò se era contenta di quella camera, se non vi faceva freddo; se Lea non la disturbava troppo di notte; se si era avvezzata al rumore delle onde... Ma pochi minuti bastarono ad esaurire questo fondo di riserva. Tornarono a guardarsi in silenzio, con gli occhi umidi, le guance rosse.

Gilda trovò il coraggio di rompere quell’incantesimo.

— Signore, disse, quello ch’io devo dirle è assai spiacevole, tanto che, nella mia condizione, sarebbe forse meglio che non dicessi nulla. Se ho preso la risoluzione di parlare, gli è perchè ella mi ha dimostrato sempre una amicizia e una stima, che, nella mia coscienza, mi hanno innalzata fino a lei, e mi sembrerebbe una vigliaccheria se tacessi, per un riguardo convenzionale, quando si tratta forse di farle schivare un pericolo...

S’arrestò un momento interdetta, sopraffatta dalla difficoltà delle cose che doveva narrare.

Egli le prese una mano.

— Oh Gilda! disse sinceramente commosso e non già per l’apprensione del pericolo cui ella accennava, quanto siete cara, quanto siete buona!

Ella scosse il capo e, lentamente, ritirò la mano. Poi riprese a parlare. Raccontò la sua passeggiata solitaria per la campagna, animandosi a poco a