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nell’ingranaggio 89


E dopo un momento, esalando un sospiro, che forse si riferiva a molti anni addietro:

— Benedette ragazze! — mormorò — sono sempre le stesse: non hanno fatto male... sono innocenti!... Bella roba! Si può essere, come dite voi, «innocente» e fare la disperazione di una famiglia. Voi avete fatta la mia, e siete innocente... lo so, lo credo. Che vantaggio ne ho io della vostra innocenza? Mio marito vi ama, o almeno vi desidera, con una violenza che forse non sentirebbe più, se voi foste stata più... facile, o... meno civetta: gli uomini, si sa, sono capricciosi. In conseguenza di questa vostra famosa virtù, egli pensa forse a sacrificare sua moglie e sua figlia, ben più innocenti di voi! o almeno le offende, le trascura!... Voi non ci avete pensato?... Non c’è premeditazione da parte vostra?... Vi credo. Vedete? lo sono sempre pronta a credere il bene: io non dubito del vostro cuore. Da giovani siamo raramente cattive: si è spensierate, ci si lascia trascinare, lo so pur troppo! È appunto per questo ch’io ho tollerato tanto, fin l’umiliazione di vedermi posposta a voi in società, da mio marito, davanti ai miei amici!

«Ma ora è venuto il momento in cui voi mi dovete provare la vostra lealtà. Io vi offro un mezzo di allontanarvi da casa mia, senza vergogna, anzi col massimo onore e la massima soddisfazione. Se siete leale davvero — ciò che molto spesso vai meglio della innocenza — accetterete, ne sono certa.

Gilda non fece alcun segno di affermazione nè di negazione. Oramai aveva risoluto di lasciarla parlare fino alla fine, per sapere a che cosa mirava. Soltanto i suoi occhi interrogarono.