Pagina:Speraz - Nella nebbia.pdf/101

Da Wikisource.

— 99 —


pezzo di pane ai suoi bambini, quando il marito rimaneva lontano le settimane e i mesi senza ricordarsi della famiglia. Così avvenne che la paga non bastando, si lasciò trascinare e fu sorpresa e cacciata da lui che aspettava quel momento per metterla fuori dell’uscio. Quante lagrime, che disperazione! Ma la sera stessa, con quel peso sul cuore, le toccò ben di ballare in un costume di follia, col viso impiastricciato di rossetto e di biacca, la parrucca bionda e gli occhi tinti! Le lagrime che si sforzava a trattenere per non disfarsi il viso, le gonfiavano le tempie e le serravano la gola. Le persone ridevano a vederla così goffa e brutta.

Dopo il teatro, uscita nella strada, con un freddo intenso, ella andò errando per le vie, non sapendo dove dormire. A casa, il marito non la voleva e lei non aveva un soldo. Girò tutta la notte, così, mezza pazza, e finalmente accettò l’invito di un suo collega, che in capo di un mese la pregò poi di andarsene.

O che vita! Che miserabile vita era stata la sua da quel giorno!

Quanta fame aveva patita e che freddo atroce nei lunghi inverni!

Fame e freddo, queste due sensazioni sempre più acute in lei, si confondevano coi ricordi e assorbivano a poco a poco tutte le sue facoltà.

La nebbia pesava sulla città come una coltre mortuaria.

Matilde camminava a scatti, sospinta dai brividi.

Arrivata alla porta dell’impresario trovò la sua lettera respinta, con l’ordine espresso di non portarne altre.

Già dall’amica non aveva trovato nulla e da sua sorella,