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la solita gente, le solite faccie e i soliti sorrisi stereotipati: per fare i soliti discorsi... e sentirmi dire, per esempio, dalla Nina Gaggioli — che non ha mai capito niente —

— Sei stata furba tu a non volere la nuora in casa; diventi sempre più giovine!... — e altre simili baggianate.

Così, non sentendomi la forza di affrontare le noie di un salotto, sono andata su e giù per le strade, sempre a piedi, col bisogno di stancarmi.

In via Montebello ho incontrato Anselmo. Credo che giri anche lui come me per disperazione. Mi ha salutata e abbiamo scambiate alcune parole.

Quasi senza accorgerci abbiamo continuato a camminare insieme, e, a poco a poco, non so più come, lui mi ha raccontato la sua grande miseria. È proprio vero quello che mi avevano detto: sua moglie è rimasta una villana. Lo tormenta e lo disonora... e lui tace. Tace perchè ha paura dello scandalo e paura dei parenti di lei, vere canaglie che son sempre là a spillargli i quattrini e pronti a minacciarlo. Proprio come quando gliel’hanno fatta sposare. Ma lui non sa che io conosco la vera storia: me ne sono accorta dai suoi discorsi.

Crede che io sia rimasta, alla vecchia versione: la testardaggine di mio padre. Oh! non l’ho mai creduta quella fandonia. Mio padre non avrebbe mandato a monte il nostro matrimonio, senza un grave motivo. Mi ricordo ancora come era triste, povero babbo!... La colpa è stata tutta di Anselmo... o del destino. Se ci avessero maritati subito, forse non succedeva. Ma io non avevo che sedici anni ed ero una vera bambina.

Il mio amore era tutto sogni e poesia. E Anselmo che