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Il mio primo movimento fu di ammirazione e di contentezza. Che bella scoperta avevo fatta!

Staccai la mano destra dal coperchio, forzandomi a sostenerlo con la sola sinistra, e mi spenzolai per raccogliere la bella ghirlanda che era sul fondo del cassone. Alzai il velo.... una zaffata dell’acre odore mi punse più vivamente; un brivido di freddo mi passò nelle spalle. Restai immobile, attonita, trattenendo il fiato; gli occhi fissi sul drappo di velluto nero attraversato da una grande croce bianca, su cui posavano le rose. Più in là, mezzo nascosti tra le pieghe del drappo intravidi alcuni ceri, un Cristo d’argento e altri oggetti confusi.

Lasciai ricadere la corona che avevo già afferrata. Tremavo e un’acuta angoscia mi stringeva la gola. Che avevo visto io mai?

La morte! La terribile immagine mi si era appalesata improvvisamente. Ignoravo ancora le cupe tristezze della natura. Tante volte ero corsa alla finestra per vedere «il bel funerale»; tante volte mi avevano detto che il mio babbo e la mia mamma erano in paradiso. Ma queste cose non avevano che sfiorato il mio spirito, senza rattristarlo.

Dal fondo di quel cassone usciva per me la sfinge fatale, mi atterriva, mi conquideva.

Lentamente mi raddrizzai, ritirai la testa, e, adagio adagio, sostenendolo con tutta la mia forza perchè non facesse colpo — sentivo che quel colpo mi avrebbe strappato un grido — feci ridiscendere il grave coperchio.

Mi parve la lapide di una tomba.

Tremavo sempre un poco, ma non avevo alcuna paura. Sentivo e pensavo come non avevo ancora sentito, nè pen-