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gli egoisti raffinati o grossolani, degli indifferenti, degli ebeti....

Le donne parevano assai più uniformi, come se la vecchiaia scendesse più livellatrice sulle femmine, forse per la vita meno variata, più chiusa, meno soggetta a grandi travolgimenti: tra esse non si vedeva quasi nessuna figura eccezionale: tutte piccolette, come raggricchiate, secche, umili.

Era l’ora della passeggiata dopo l’ultimo pasto.

Venivano a prendere una boccata d’aria, passeggiando sotto alle piante, o seduti sulle panchette: avevano mangiato e bevuto ed erano nel miglior momento della loro giornata. Anche la stagione li aiutava.

Chi aveva ancora un po’ di sangue e di midollo, si sentiva come un barlume di gioventù. Le vecchie amicizie rinverdivano, qualche simpatia si manifestava, con certe timidezze inconscie, certe squisitezze, a cui non avevano forse mai pensato da giovani.

Si scambiavano dei piccoli doni: il tabacco da naso e da fumare, le pastiglie per la tosse, le frutta e i dolci che ricevevano in dono dai parenti o da qualche amico di fuori.

Certe povere donne, avvezze a bere acqua tutta la vita, tiravano fuori una bottiglietta in cui avevano messo il loro bicchier di vino e la porgevano al loro miglior amico.

Una di queste, una veccchiettina sottile, dai folti capelli tutti bianchi, dal viso affilato e gli occhi dolci — una di quelle faccie che fanno pensare a certe povere caprette malate e spaurite — traversò lentamente il portico e la corte per avvicinarsi ad un uomo che sedeva appartato sur