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roba; lei era a padrone; lui campava facendo dei piccoli servigi... come dovevano fare a stare insieme?...

Finalmente, quand’era piaciuto a Dio, si erano ritrovati in quella «casa grande» dei poveri vecchi, e rivivevano in pace, come quarantotto anni addietro, quando il suo Sandro l’aveva sposata, con tutto che lui fosse un signore — il signor maestro comunale di Limito — e lei una povera contadina... niente brutta per altro!...

Ella raccontava queste cose alle sue compagne, ridendo e sospirando, con una sorta di ironia intenerita, propria di certe vecchiette.

E le compagne che l’ascoltavano con piacere, le dicevano allegramente di badar a campare ancora quei due anni, che le avrebbero fatto una gran festa per le sue nozze d’oro.

— Due anni!...

Le parevano molto lunghi due anni: impossibile che loro campassero tanto tempo ancora... E il viso affilato di capretta malata si faceva più pallido.

Alessandro Fantini, ex-maestro di scuola, ex-garibaldino, ex-impiegato in una pubblica amministrazione, era sempre stato un uomo di carattere ruvido, buon patriota e libero pensatore, un po’ troppo franco per i tempi che correvano. Queste erano le cause delle persecuzioni a cui alludeva sua moglie.

Avvenuta la liberazione, partiti gli stranieri, egli si era creduto a posto. Nel regno della libertà e della giustizia, i galantuomini e i liberi pensatori dovevano, secondo lui, trovarsi finalmente in casa propria.

Per disgrazia, queste sue speranze erano state deluse;