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La moglie gli parlava fitto, e il bimbo si permetteva di cinguettare.
— È qui! — esclamò la donna improvvisamente.
Il cocchiere pronunciò alcune parole con voce strozzata.
— Prendimi in braccio, mamma! Prendimi in braccio!
Quando si trovò alzato al livello del petto paterno, il bimbo allungò le manine verso il fischietto e fece l’atto di soffiarvi dentro, con una grazia d amorino.
Ma il cocchiere non aveva tempo d’intenerirsi.
Finì di raspare il fondo della calderina, poi la consegnò alla donna, e salì al suo posto battendo forte le suole per sgranchirsi; mentre il bimbo guardava intento, gli occhioni pieni di ammirazione e di una vaga tristezza.
Al momento di allontanarsi l’uomo fu preso come da un rimorso: si voltò, allungò la mano e abbozzò una carezza sulla guancia del suo figliuolo; poi afferrò le redini, e i cavalli si mossero.
— Ciao!
— Ciao papà!
La donna e il bimbo restarono un momento, poi si voltarono e sparirono nella nebbia che veniva giù con la notte.
Il carrozzone cominciò a scivolare rapidamente sulle rotaie, e i vetri dei finestrini intonarono la solita solfa.
— L’unico divertimento per società! — gridava l’uomo dal topo meccanico.
— L’unico regalo per ragazzi! — rispondeva quello dagli orologi a cinque centesimi.
La folla passava ridendo.