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il suo rancore di donna amante, come io ho vinto le mie ripugnanze?... Sia pure che l’abbia: il solo ricordo delle mie ostilità metterà per tutta la vita un senso di freddo nei rapporti di mio figlio con me. Ci sarà sempre come un intoppo dove una volta era la perfetta omogeneità. E quanto più lo vedrò felice tanto più mi sentirò umiliata davanti a lui per avergli contrastata e ritardata questa felicità.

Il destino è inesorabile. Pazienza. Purchè egli sia veramente felice. Il mio più grande desiderio fu sempre di sacrificarmi a lui, di dare la mia vita per il bene suo. Ma non la vita egli mi domanda: non la vita! Sarebbe troppo poco! Egli mi chiede il sacrificio del mio amore esclusivo, di quel culto appassionato onde l'ho circondato fin dall’infanzia: il sacrificio della nostra santa intimità.

Un’altra ha preso il mio posto ed io sono messa da parte. È orribile.

Eppure, in certi momenti — quando ragiono — io stessa condanno questo mio dolore, e mi sembra di essere una vecchia pazza, una vecchia egoista.

Quello che mi succede è nell’ordine delle cose: è giusto ed io dovevo prevederlo da molti anni.

Coraggio! Devo vergognarmi della mia debolezza... poichè è veramente una debolezza. Devo dominarmi.

Andrò fuori; farò una vita più mossa: cercherò distrazione. Forse non è che affare di nervi, come dice il dottore.

Andrò al collegio a trovare Giannina che mi chiamerà nonna... Oh! se fosse veramente mia nipote!... Se potessi educarla, io, a modo mio!...

Sì, tutto è nell’ordine e quello che mi succede è giusto. Ma non era bisogno che mio figlio sposasse appunto una ve-