Pagina:Speraz - Nella nebbia.pdf/98

Da Wikisource.

— 96 —

Poi, la scrittura essendo andata in fumo, aveva venduta la polizza per pochi soldi. — Tornerò a momenti per la risposta — gridò anche qui, senza fermarsi per non essere interrogata dalla portinaia che la conosceva.

Affrettò il passo verso l’ultima meta della sua questua. Era la più penosa: là, in quella casa di un aspetto assai decente, stava suo marito, con due figliuoli di lei e un’altra donna! Era veramente un fatto troppo doloroso, chiedere un pezzo di pane a quell’uomo! Eppure Matilde non era spinta dal solo bisogno a portare in quella casa la sua miseria. Era una specie di vendetta, di persecuzione impotente, e il solo mezzo di accostarsi alle sue creature. Pensare che dopo di averla spogliata di tutto, quell’uomo le aveva portato via anche i bambini, cacciandola ignominiosamente! E lei doveva tacere.

La ragione legale era per lui: poteva farla andare in prigione se voleva. Era così la legge che lei non intendeva e chiamava assassina.

La portinaia stava sull’uscio. Vista Matilde non le lasciò il tempo di entrare dicendole subito: — Quelli che lei cerca, non stanno più qui. Sono andati via... fuori di Milano.

Matilde restò sbalordita, poi replicò:

— Andati via... Dove?... Non per sempre certo?...

La portinaia si strinse nelle spalle: non era affare suo: non sapeva: ma avevano portato via ogni cosa ed erano andati alla stazione.

Colpita al cuore Matilde restò senza parole. Non sapeva come staccarsi da quella casa: non poteva persuadersi che la sua disgrazia fosse così completa.