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116 la dama della regina

che ha rovinalo il mio Ettore, il mio caro nipote... Veramente è mio cugino, ma quando era piccino, ed io già uomo, mi chiamava zio. Era tanto carino.. ed ora..

Scrollava il capo, il buon capitano, sospirava e taceva o cambiava discorso.

Altre volte, quando il suo pensiero non dava di cozzo in quella bestia nera che era per lui il dottor Marco, rispondeva acutamente alle difese dell’arciprete:

— Sta bene: lo so anch’io che Venezia è piena di traditori; che Ludovico Manin è mal circondato, che il Senato, tenuto perfidamente all’oscuro, non conosce che una parte della verità... Ma, domando io, il doge e i senatori ingannati dormono? Non hanno occhi, non hanno orecchi per vedere e udire da se medesimi?... Ah! purtroppo, sono sordi e ciechi. Chi inganna è un infame; ma l’uomo di Stato che si lascia ingannare è.... uno che non fa il suo dovere.

Scrollava il capo, sospirava, si chiudeva nelle sue riflessioni e non parlava più.

Il farmacista conte Furegoni se la prendeva contro l’egoismo dei governanti: avevano perdute le città di terraferma, sulle quali Venezia non serbava che una vana autorità di nome; e le avevano perdute senza movere un dito per salvarle: ed ora si commovevano tutti per il pericolo della