Pagina:Speraz - la Dama della Regina.pdf/135

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VII.

Ettore Almerighi scriveva di tratto in tratto all’amico Aurelio; e le sue lettere lasciavano trapelare uno stato d’animo nuovo ed inaspettato. I suoi ideali politici erano sempre i medesimi: i principii sociali, democratici e umanitari, che erano stati l’anima e il fondamento della grande rivoluzione, formavano sempre il suo «credo» e le parole fatidiche «libertè, egalitè et fraternitè gli stavano sempre nel cuore: come prima, egli desiderava ardentemente che la vecchia Repubblica di San Marco si ringiovanisse e vivificasse con nuove leggi ispirate a idee più liberali e moderne, e il governo prendesse forme più geniali; abolendo quel carattere di mistero, di tetraggine inquisitoriale che aveva forse contribuito ad aumentare la potenza della Repubblica nei tempi remoti della sua forza, ma la rendeva inutilmente bieca e quasi ridicola, in quella luminosa e terribile fine di secolo. Senonchè, mentre fino allora non aveva parlato che di distruggere per riedificare, visti da vicino gli uomini già