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la dama della regina 127

stocratico. Se per aristocratico intendono uno a cui ripugna ogni azione subdola, ogni mezzo sleale, ebbene, sì, io mi proclamo aristocratico nel senso più puro e più alto della parola....»

Verso la fine d’agosto egli scriveva ancora:

«Mi sono trovato l’altro giorno con tuo cugino Giovanni Resta, carissimo uomo e buon patriotta; sebbene io non possa accordarmi con lui nel fondo, perchè egli è un conservatore a tutt’i costi, pure ci siamo trovati bene insieme e così pure col procurator Francesco Pesaro: sono uomini di polso e di cuore. Ho ascoltato reverente le loro parole riboccanti d’amor patrio. Se il governo li avesse ascoltati, la Repubblica non si sarebbe indotta così a mal passo, questo è vero. Ma è pure vero, osservavo io, che la costituzione stessa della Repubblica è fatta in modo da facilitare l’opera perversa dei traditori. Essi assentivano, in massima; ma le modificazioni dovevamo farle noi cittadini, di nostra volontà, non subirle come un ordine da chi ci vuol perdere. Ahimè, troppo tardi! pensavo io. Io non so cosa succederà, nè come, nè quando: certo la rovina è ormai inevitabile: ed ammesso pure che si riesca a fare la Repubblica democratica, Buonaparte sarà sempre padrone di soffocarla quando gli piacerà. È