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138 | la dama della regina |
voi, cari amici, con tutto il rispetto e con tutto l’affetto che ho per voi, non posso che bisticciare: non ci possiamo intendere fra noi, in nulla.
La sorpresa li ammutolì. Poi montarono sulle furie. Virgilio de’ Grassi, il gran cacciatore, corse a prendere il fucile, fermandosi però a mezza strada. Annibale Rigo scagliò all’ostinato ribelle una fiera insolenza: lo chiamò bislacco!
— Ti rinnego. Non sei più mio nipote: ti diseredo — annunziò solennemente il capitano Gori.
— Poco male: tuo nipote non sono mai stato; e della tua eredità non so cosa farmi: spero che tu campi gli anni di Matusalem.
— Non so che farmi io de’ tuoi auguri. Non siamo neppure più cugini: terzo grado, parentela finita. Ti rinnego in ogni caso.
— Pace, signori, pace — intimò donna Anna Maria. — Non è lecito a gentiluomini insolentirsi così: tanto meno poi davanti a gentildonne. Io non tollero tali scene nel mio salotto.
E volgendosi al servo ella gli ordinò a bassa voce:
— Porta subito il caffè col servizio nuovo.
Un momento dopo il servo depose sulla tavola il solito vassoio d’argento con dodici tazzette e una grande zuccheriera di maiolica decorata a rilievi dipinti.
— Oh! le belle piccole tazze! — esclamò subito Bianca Verdier.