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la dama della regina 149

rezza della fanciulla gli dava un compiacimento dolcissimo.

Ettore tremava quando Bianca gli sfiorava il braccio; quando si appoggiava a lui, impallidiva. Il suo amore si era accresciuto nella lontananza; invano lo aveva combattuto; epperò non lottava più: si abbandonava al destino. Capiva bene che quella donna non sarebbe mai sua; che troppe difficoltà esistevano e quasi insormontabili; ella non poteva rimanere eternamente là; ed egli non poteva seguirla; e poi, erano troppo diversi d’idee, d’abitudini, di tutto. Pure, in certi momenti una timida speranza gli scendeva al cuore; ma egli taceva, e nascondeva stoicamente l’ardore della sua passione perchè quella tenue speranza, simile ad una larva, non venisse distrutta, non dileguasse come un sogno. L’avvenire stava chiuso dinanzi a lui, come da un muro alto e possente; tuttavia, non avvengono a volte tali scosse titaniche capaci di spezzare muri fortissimi? Non poteva sopraggiungere un cataclisma?...

Forse egli l’attendeva; i tempi si mostravano propizi alle più strane cose. Non tentava nulla per affrettare gli avvenimenti: non voleva: preferiva attendere. Impetuoso, intraprendente, capace di rischiare tutto per una idea, forse per un capriccio, sembrava l’ultimo uomo al mondo capace di rassegnarsi ad un amore fatto di rinunzia