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154 la dama della regina

suoi sentimenti nel sereno campo dell’amicizia solo per la consapevolezza delle insuperabili difficoltà che si sarebbero frapposte alla loro unione; ed una di tali difficoltà, poteva anche essere la ripugnanza di lei stessa a passar la vita in quel misero borgo ed anche a Venezia, l’unica grande città dove Ettore Almerighi, possidente istriano, avrebbe potuto stabilirsi. Comunque fosse di ciò, la villeggiatura, in quell’annata così minacciosa, fu assai dolce per i due giovani. In quella quotidiana vicinanza le loro relazioni divennero più facili, più liberi gli atteggiamenti, che sotto il velo della blanda amicizia manifestarono poco a poco il carattere, la poesia, l’incanto di un vero idillio.

L’aria mite, le fragranze dei fiori, i tramonti dorati e la deliziosa foresta incorniciavano divinamente l’idillio beato. Ogni giornata preparava un nuovo incanto a quelle delicate e pensose anime. Quell’autunno fu veramente una sosta paradisiaca in mezzo alle tempeste; un tramonto roseo sotto le tenebre incombenti. L’amore non confessato che si appalesa involontariamente ad ogni sguardo, ad ogni accento, è come una musica lontana, che giunge al nostro cuore più intelligibile che all’udito, apportatrice di misteriose ebbrezze, di arcani, deliziosi turbamenti. Le anime sentimentali non dimenticano mai più quel dolce tempo.