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188 la dama della regina

I signori salirono poi nella sala della podesteria insieme con le signore, che si erano abbigliate come per una festa. Ed essi pure brindarono col vino bianco spumante delle loro colline.

La dama francese avrebbe potuto aversi a male di quell’entusiasmo anti-francese: ma si trattava di francesi repubblicani, di soldati del Buonaparte ed ella quasi ne godeva.

Il capitano non finiva di gridare:

— Evviva! Evviva! O forte popolo bergamasco, bravi campagnoli fedeli a San Marco, grande e nobile Verona, evviva, evviva! Veri italiani, degni figli di Roma antica, siate benedetti!...

— Vogliono salvare la nostra Repubblica; danno il buon esempio, ah! se tutti avessero fatto così! — esclamava il gran cacciatore.

— Speriamo che il Senato, il Doge e tutti quanti sono, la capiranno finalmente e non vorranno perdere il frutto di questa nobile reazione.

— Chissà cosa faranno! Se volessero; se confidassero nelle forze, popolari, potrebbero ancora riconquistare le provincie perdute, tener testa al prepotente...

— Abbiamo tante armi, tante navi, e tutto il popolo, tutte le campagne; non manca che un capo, un condottiero: e il popolo lo invoca. È impossibile che il governo non si scuota. Si coprirebbe di vergogna.