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la dama della regina 189

— Sarebbe un vero tradimento.

— Sapete quante navi abbiamo?

— Io le ho contate — diceva il capitano Gori: — sicuro ho avuto la pazienza di contarle. Solo il corpo volante di flottiglia ha cinquantasette legni tra galere, sciambecchi, galeote, feluche... Poi ci dev’essere un centinaio, forse più, tra barche cannoniere, obusiere, passi, galleggianti, bragozzi e pieleghe. E questi legni insieme portano una forza di settecento ottanta due pezzi d’artiglieria, tra adombrine, cannoni, falconetti, obusieri, petriere; e un corpo di cinquemila teste e qualcuna di più — dico la cifra rotonda, non esagero — fra truppe d’oltremare e italiane e artiglieria marina... Ed altre due mila teste dobbiamo avere intorno a Venezia ed altrove. E con tanto buon materiale di difesa e col popolo che si solleva per la sua patria, dovremmo cedere? Ah! per Iddio! sarebbe troppa viltà. Io sono vecchio, ma vecchio veterano, forte ancora o capace di combattere. Ah! come mi sentirei in vena di andare a Venezia con un corpo di gente risoluta, a scuotere quei poveri imbecilliti, che San Marco li salvi!.. Ma se non si muovono, se non ascoltano il grido del popolo, se restano ancora neghittosi, moviamoci noi istriani, armiamo tutte le nostre barche e andiamo.... Proromperemo in Senato e li forzeremo ad assecondare l’appello