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la dama della regina 197

sempre la dama d’onore di Maria Antonietta: io, un semplice gentiluomo di provincia, ignaro delle squisite sentimentalità, delle raffinate galanterie, ignaro al punto da prenderle... per vero amore!... Il torto è davvero mio. Ne riderete alla corte del vostro re in esilio.

Bianca fece un gesto di diniego e chinò la fronte quasi sopraffatta dall’angoscia.

Egli non vi badò.

— Non mi resta che ringraziarvi di avere finalmente spezzato l’incanto. Questa volta, sì, è spezzato l’incanto: e per davvero! Vi ringrazio, dunque; e vi auguro tanto bene quanto è il male che m’avete fatto.

S’inchinò profondamente; poi, con un gesto rapido, le voltò le spalle e uscì dalla sala.

Gli altri lo seguirono ad uno ad uno. Rimasta sola con Elena, la dama disse:

— Ricordate, Elena, la scena avvenuta nell’ottobre, fra me e lui, nel bosco?... La ricordate? Allora egli mi offese in ciò che io ho di più sacro al mondo dopo Dio: nella legittima monarchia del mio paese: mi offese nella mia speranza più cara, che è la speranza di mio padre e di tutta la nobiltà di Francia; ed io gli ho perdonato. Egli invece.....

— È diverso! — esclamò Elena. — Assai diverso, credete. È tutt’altra cosa.