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a quella cerimonia. Essi erano inquieti e guardavano accigliati quei preparativi. Anche il podestà esprimeva la stessa opinione d’Aurelio, tanto più che solo una piccolissima parte della popolazione si mostrava favorevole ai due rappresentanti del nuovo governo.

Il capitano Gori che girava come uno spettro in mezzo ai vari gruppi, seguito come dalla sua ombra da Virgilio de’ Grassi, si avvicinò al conte.

— Ditegli di smettere — tuonò. — O li farò finire io, tutt’e due...

Aurelio lo rassicurò: ci pensava egli a farli smettere; e cercò di calmarlo, pregandolo di ritirarsi in casa; ma il veterano era esasperato: voleva vigilare egli stesso; voleva vendicare la Repubblica.

Allora Aurelio prese da parte l’Apolonio: gli parlò sottovoce a lungo, conducendolo lontano dalla folla. Per un poco parve che l’ardente democratico si calmasse e rinunciasse alla sua impresa.

Elena volle salire in casa del podestà per salutare l’Irene che stava, in quei giorni, più male del solito. Il nobile Alessandri ve l’accompagnò: il povero padre sembrava disfatto.

— Non ho più testa — diceva ad Elena salendo le scale. — Non so quello che faccio. Vedere questa mia povera bimba che muore in