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la dama della regina 205

Marco Apolomo si accostò ai suoi amici e li pregò di tacere. Allora tacquero e l’arciprete parlò. Abituato al pulpito gli fu facile improvvisare un discorso che non attaccò nessuno raccomandando la calma, la pace, la sommissione alla volontà di Dio. San Marco era sempre il loro protettore: la burrasca sarebbe passata, la Repubblica veneta sarebbe tornata forte e gloriosa...

— Con San Marco! — gridarono alcune voci.

— Sempre con San Marco — rispondeva l’arciprete.

I militi applaudivano.

La folla si calmava: molti campagnoli si dirigevano lentamente alla via del ritorno. Essendo diminuito il vento, gli ufficiali schiavoni si preparavano a ritornare a bordo con i loro uomini. Elena era tornata in piazza col podestà e l’arciprete e tutt’e tre discorrevano con Aurelio e Virgilio de’ Grassi. Il capitano Gori sempre tetro continuava ad aggirarsi tra la folla. Nel frattempo Marco Apolonio ed il suo collega si rodevano.

— Che rappresentanti siamo noi? — chiedeva il veneziano all’Apolonio. — Mi pare che non rappresentiamo un bel niente. Io non sono venuto qui per sentir prediche di preti... Facciamo qualcosa. Questo stemma, per esempio, non va più così.