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a prendere da quel signore e che doveva partire subito. Offrii la colazione ad entrambi; mi ringraziarono. Il tedesco aveva furia di ritornare a Capod’Istria, da dove Bianca proseguirà il viaggio, per Vienna. Ho capito però che essa lo aspettava: era vestita per partire e la valigia era pronta. Perchè non ce lo disse prima? Io non la interrogai su ciò.

— Oh! partire così! — esclamò Elena. — Senza una parola, un saluto; partire così per sempre, dopo tanta amicizia!

La contessa ripigliò:

— Non è partita senza ricordarti. Mi ha ripetuto che non ti dimenticherà mai: mi raccomandò che te lo dicessi e ti abbracciassi per lei. Era molto commossa, e non mi parve finta la sua commozione. Per te poi, Aurelio, espresse in termini calorosi la più viva riconoscenza: ti chiamò ancora il suo salvatore. Venne finalmente a parlare di Ettore, e parlò sottovoce, certo perchè il tedesco, che scriveva a quel tavolino, là in fondo, non udisse le sue parole. Mi pregò di dire «à Monsieur Almerighi» che ella dimenticherà le parole amare dell’altro giorno, per non ricordare altro che le gentilezze, le dimostrazioni d’affetto ch’ebbe da lui. E soggiunse: «Povero Almerighi! ha sofferto per me! Ma non è tutta colpa mia: io pure ho sofferto e soffro: diteglielo voi,